La contrada situata a 829 metri s.l.m. su un dosso da cui si può ammirare un suggestivo panorama, in passato apparteneva al Comune di Cervi di Montagna ed era formata da un piccolo nucleo di edifici, distribuiti su due schiere brevi, la destinazione d’uso comprendeva case d’abitazione e stalle, fienili per gli animali.
In base alle testimonianze storiche rinvenute, l’origine del toponimo fa discutere, a tal proposito Marocchi nel 1790 scrive: “…questa montagna di Prà Bestiemà apparteneva alla nobile famiglia dei Verza”. Viene pure azzardata un’etimologia, sostenendo che “questo è luogo da mantener il bestiame” (prato ben coltivato).
Mentre una diversa versione intende il significato di questo nome legato alla vicenda di due fratelli bestemmiatori, i quali si contesero le loro varie proprietà arrivando al punto di uccidersi tra loro.
La contrada fu quasi completamente bruciata dai nazisti il 27 e 28 ottobre 1944, perché i suoi abitanti, alcuni dei quali vennero deportati in Germania, avevano aiutato i partigiani.
Nella zona esiste una calcara, vicina ad una pozza, che serviva a fare la calce, ora in parte diroccata. Oggi le attività prevalenti sono l’agricoltura e l’allevamento del bestiame; sono ancora conservate le caratteristiche case in pietra con annesse le stalle e i fienili, mentre nei dintorni sono sorte villette e moderni residence.
Dal libro “Le immagini raccontano … San Zeno di Montagna”
Associazione Scatti dalla Memoria